Pages

Wednesday, September 30, 2009

Beppe Severgnini, gli Italians, e gli Americans

Mi accorgo di diventare sempre piu' disillusa e brontolona. Ho appena finito di mettere in cattiva luce il travagliato Travaglio; ora mi tocca trattare con severita' il Severgnini.

Beppe Severgnini (nella foto) e' un noto scrittore e giornalista italiano che tiene da tempo una rubrica interattiva sul Corriere, chiamata appunto "Italians", che si rivolge in particolar modo agli italiani (tanti) incazzati col paese d'origine; nella fattispecie, quelli sparsi per il mondo, come se fossero una vera e propria diaspora. Spesso l'estero, visto quasi come un tutt'uno (l'Estero), viene paragonato favorevolemente alla povera Italia. Il mio paese, l'America, ne esce quasi sempre bene. E' gia' questo sarebbe un problema, e non da poco.

Severgnini, che detto per inciso e' un valido professionista e probabilmente una brava persona, si fregia di essere erede dell'ottimo suo collega, il compianto Indro Montanelli. Ecco: Severgnini ha poco a che vedere con Montanelli. Nonostante la posizione del primo, che si atteggia a critico dell'Italia e del suo solito andazzo, mi sembra che difatti si sia perfettamente omologato a questo andazzo. In primis con due caratteristiche degli italiani (e non Italians) il famoso particulare di Guicciardini e anche la famigerata furbizia. Ormai la suddetta rubrica e' poco piu' che un modo di auto-promuoversi, lui, il suo sito, i suoi viaggi. Dedica inoltre uno spazio a dir poco spropositato al calcio, essendo lo sport (specie di squadra) un classico modo di distogliere l'attenzione dai problemi reali. A parte l'auto-promozione e il calcio, il contenuto e' sempre piu' mediocre e anche fuorviante. E' di oggi, di un certo Ferrarotti, la lettera secondo la quale il 95% del gettito fiscale USA verrebbe dal 5% dei cittadini, che non ne ricavano alcuna contropartita. Non sto neanche a commentare la balordaggine di questo sproposito.

Severgini si fregia inoltre di essere una specie di guida interculturale ai mondi italiani ed anglosassoni. Da parte mia (sono mezza americana e mezza italiana), posso sostenere con certezza che non conosce la vera America. La vera America e' un paese di grandissima (forse impenetrabile) complessita', un paese tragico. Lo scrittore glissa su questa realta' perche' non appetibile al mercato.

Mah, saro' troppo amara, da vecchia melanzana. Forse mi tocca tagliarmi a fette, salarmi, e buttarmi nello scolapasta un'oretta. A proposito, non ho ancora scritto la ricetta per le melanzane alla parmigiana. Sara' per un'altra volta...